” Luke… dimmi. Qual è la cosa che ami di più al mondo? Perché voglio che tu mi ami con la stessa passione. Di più! Qual è la cosa che più desideri nel mondo intero?
– Nel mondo intero?
– Si!
Prima che lui trovasse la risposta spuntò l’alba.
– I tripli.
– I tripli?
– Sì.
– Non capisco, tesoro. E i fuoricampo?
– No. I tripli. Fare tre basi con una battuta. Non vorrei essere frainteso, Angela, non ho niente di male da dire sui fuoricampo e su quelli che li fanno, me compreso. Ma fatto un fuoricampo è tutto lì, tutto finito.
– E un triplo? – chiese lei. – Devi dirmelo, Luke. Devo sapere. Cos’ha un triplo da fartelo amare tanto? Dimmelo, Luke, dimmelo! – Aveva le lacrime agli occhi, lacrime di gelosia e di rabbia.
– Sicura di volerlo sapere? – chiese Luke, tanto stupito quanto la flemma abituale gli permetteva di essere. – Potrebbe essere una doccia fredda.
– Tu ami il triplo più della figlia di Horace Whittling, più della moglie di Spenser Trust: dimmi perché!
– Be’, – disse lui con la solita lentezza, – in primo luogo la botta. Ovunque vada la palla, su per il muro, nel corridoio, lungo la linea, ci va con quel crac. Poi correre alla disperata. Doppi la prima base e vai per la seconda, e il suggeritore è là che ti urla: <<Dài! Continua!>> Così giri intorno alla seconda e parti verso la terza… e ora sai che la palla sta arrivando, sai che ce l’hai alle costole. Allora ti butti in scivolata. Ottanta metri di corsa alle spalle, e gli vai addosso con tutto quello slancio: sbàm, dritto sul sacco. Ci sei. Gambe. Braccia. Polvere. Diavolo, potresti essere in un tornado, Angela. Poi senti l’arbitro: <<Salvo!>> E sei arrivato… Solo che non è tutto.
– Cosa, allora? Dimmi tutto, Luke! Cosa, poi?
– Be’, la parte migliore, in un certo senso. Raddrizzarsi. Spolverarsi le braghe e stare là su quel sacco. Vedi, Angela, il fuoricampo è grandioso e tutto, il pubblico urla e tutto, ma poi, fatto il giro delle basi, sparisci nella trincea ed è finita lì. Con un triplo, invece, no… Capisci?
– Sì, sì, capisco.
– Eh, sì, – disse lui, rivedendo mentalmente tutta la magnifica avventura, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la testa sul cuscino, – la folla…fare un triplo.. non c’è niente di simile.”
Cari amici,
Ho voluto dare l’avvio a questo articolo in un modo inconsueto, riportando in prima battuta lo stralcio di una conversazione contenuta in un libro un po’ datato, “Il grande romanzo americano”, di Philip Roth, edito nel 1973.
Vi starete certamente chiedendo come mai ho scelto questo argomento per il blog e proprio questo libro. Vi rispondo subito.
Due cari amici Gianluca e Frank, chi conosce i Senators, sa chi sono, mi hanno ispirato e stimolato a parlarvi di libri, in particolare di libri ambientati ovviamente nel mondo del baseball, la nostra passione. Per la scelta del brano di questo libro, beh quale miglior dialogo tra queste due persone immaginarie, Luke e Angela, racchiude meravigliosamente tutto ciò che lo sport del baseball è? Tecnica, gioco, sangue freddo, determinazione e tanta tanta passione allo stesso tempo.
I fuoricampo ed i tripli rappresentano l’aspetto squisitamente tecnico. Ma il baseball non è solo questo. E’ tanto altro e di più.
Quello che fa veramente la differenza – e sul quale vorrei focalizzaste la vostra attenzione – è la spiegazione del perchè il triplo possa regalare molte più emozioni di un fuori campo.
Nel triplo c’è l’adrenalina allo stato puro che scorre nelle vene, c’è l’energia necessaria che si sprigiona nell’attimo in cui il giocatore in attacco decide di provare ad occupare tre basi con una sola battuta, c’è la caparbietà, la determinazione, la grinta e la lucidità mentale che si deve possedere per sfruttare al massimo l’occasione buona.
Tutte sensazioni ed emozioni che Luke ha trasmesso ad Angela.
A me ha fatto venire i brividi, e a voi?
Mi sono immedesimato, avendo provato le medesime sensazioni da giocatore, proiettandomi dentro a quel diamante e proprio come Luke, ho immaginato di essere di nuovo in campo.
Fantastico. Per chi mi conosce sa che il campo non l’ho ancora abbandonato!
Il perchè mi ha stimolato questo argomento? Perchè allo stesso modo della cinematografia della quale, se vi ricordate, vi ho parlato in un mio blog precedente – anche la letteratura è costellata di libri che negli anni hanno raccontato di questo sport.
Ciò che accomuna letteratura e cinema è lo stesso messaggio di base, l’identico obiettivo. Tramandare alle generazioni future la conoscenza di questo sport, per far sì che sempre più numeroso possa essere il suo pubblico, esaltando quelle che sono le sue prerogative, e la passione che alberga in ogni suo giocatore.
In che modo centrare questo obiettivo ? Attraverso la narrazione di storie di vita, nelle quali si alternano personaggi realmente esistiti ad altri completamente inventati.
Sono spaccati di vita. In molti casi, le storie sono comuni a quelle che viviamo tutti noi. In altri casi, sono invece un po’ diverse, per il differente contesto storico nel quale sono state ambientate.
Per provare ad incuriosirvi, stimolando il desiderio di approcciare a queste letture anche solo per sapere qualcosa di più sulle origini e la storia di questo meraviglioso sport, vi voglio regalare qualche aneddoto o qualche chicca e poi mi direte se sono riuscito anche io a fare strike!
Nel romanzo “1933. Un anno terribile” di John Fante, pubblicato postumo nel 1985, si narra la storia di un giovane italo – americano, Dominic Molise, che, pur costretto in una vita di estrema povertà, sogna di diventare un giocatore di baseball professionista. Lui possiede una dote innata, è il miglior lanciatore della regione….Non vi racconto la fine per lasciarvi la suspense.
Nel romanzo “Underworld” dello scrittore statunitense Don DeLillo, pubblicato nel 1997, si racconta la storia immaginaria di un ragazzino di colore che, entrato di nascosto nello stadio durante la storica partita di baseball tra i New York Giants (oggi San Francisco Giants) ed i Brooklyn Dodgers (ora Los Angeles Dodgers), riesce ad impadronirsi della pallina da baseball colpita dal famoso battitore Bobby Thomson (personaggio realmente esistito) che, al nono inning regala ai Giants la vittoria grazie ad un fuoricampo che resterà nella storia.
Ottimo accostamento tra realtà ed immaginazione.
Nel romanzo “La partita perfetta” di Michael Shaara, pubblicato nel 1991, si racconta la storia di Billy Chapel, che, dopo 17 anni giocati per i Detroit Tigers e divenutone una leggenda, si sta avvicinando alla fine della sua carriera.
Per una serie di ragioni, decide quindi che l’ultima giornata di campionato sarà la partita che segnerà il suo addio al baseball giocato.
Quella sarà per lui la partita perfetta, perchè riuscirà ad eliminare tutti i battitori della più forte squadra rivale senza concedere che arrivino in base.
Da questo romanzo, il regista Sam Raimi ha tratto ispirazione per il suo film ” Gioco d’amore“, con Kevin Kostner nei panni proprio di Billy Chapel.
Ve lo ricordate, vero? Ve ne avevo già parlato.
Ecco qui un altro binomio vincente : Letteratura e cinematografia.
Ancora qualche altro titolo, ce la fate a seguirmi ancora un attimo?
Il romanzo “Shoeless Joe” di William P. Kinsella, pubblicato nel 2009, è dedicato al giocatore di baseball statunitense realmente vissuto tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, Joseph Jefferson Jackson. Sapete perchè è stato soprannominato proprio Shoeless Joe, cioè “senza scarpe”?
Perchè durante una partita, nella quale aveva indossato scarpe da gioco nuove che gli avevano procurato dolorose vesciche ai piedi, volendo caparbiamente continuare a giocare, decide di proseguire la partita scalzo.
Un piccolo aggancio con il film “L’uomo dei sogni”, in cui Jackson è interpretato da Ray Liotta e “Otto uomini fuori” in cui Jackson è interpretato da D.B. Sweeney.
Il romanzo “Il mio nome è Jackie Robinson” scritto da Simon Scott, edito nel 2011, ci racconta anche di come il baseball è stato vissuto nell’immediato dopoguerra.
Nel 1945, un dirigente dei Brooklyn Dodgers, Branch Rickey, decide coraggiosamente di ingaggiare un giocatore nero, per l’appunto Jackie Robinson, sfidando le regole ed i tabù dell’epoca, che vietavano agli uomini di colore di giocare nelle Major League. Nel campionato del 1947, Robinson infrange la barriera del colore e diventa il primo afroamericano a giocare nelle Major. Il libro ripercorre le tappe di quella prima esaltante stagione.
Anche su questo romanzo il cinema hollywodiano ha costruito uno dei più bei film degli ultimi anni, 42 – La vera storia di una leggenda americana con Chadwick Boseman nel ruolo del protagonista ed Harrison Ford nel ruolo del dirigente Branch Rickey.
Concludo la rassegna con il romanzo “ Il Curioso caso di Sidd Finch“, scritto da George Plimpton, pubblicato nel 2012.
In questo libro si narra la storia di un monaco buddista che trasformò il gioco del baseball. Sidd, che è un lanciatore, è indeciso tra lo yoga ed il suo futuro nel baseball. Su cosa cadrà la sua scelta? Non vi posso svelare nulla di più.
Anche all’interno di questo romanzo, si muovono personaggi in parte realmente esistenti ed in parte inventati, delineati quasi come fossero un fumetto.
Questi sono soltanto alcuni dei testi che hanno dato risalto a questo sport. Molti altri ve ne sono. In fondo all’articolo troverete altri titoli.
Ho voluto raccontarvi un pò di più di alcune storie piuttosto che di altre, soltanto perchè rendono maggiormente l’idea di quanto vi sto scrivendo, ovvero, di come la letteratura continui sapientemente a coniugare lo sport del baseball senza raccontarlo per davvero, entrando nelle case dei suoi personaggi, nell’animo dei suoi protagonisti, che vivono le vicende più disparate.
Si narra dei loro sogni, dei loro obiettivi, anche delle loro sofferte o coraggiose scelte: Insomma, c’è n’è davvero per tutti i gusti.
Dietro queste storie c’è comunque sempre un messaggio di speranza e di coraggio, nel non arrendersi di fronte ad un sogno che si vuole realizzare.
Ed è proprio con questo messaggio positivo e propositivo che concludo questo articolo.
Spero di avervi tenuto piacevolmente compagnia…incuriosendovi.
Vi mando un grosso abbraccio.
Claudio Champ Campioli
Romanzi e libri sul Baseball di ieri ed oggi.
- Il grande romanzo americano (Philip Roth, 1973)
- 1933. Un anno terribile (John Fante, 1985)
- Il migliore (Bernard Malamud, 1952)
- Underworld (Don DeLillo, 1997)
- L’arte di vivere in difesa (Chad Harbach, 2012)
- L’idolo/ The fan (Peter Abrahams, 1995)
- Calico Joe (John Grishman, 2012)
- La partita perfetta (Michael Shaara, 1991)
- Shoeless Joe (William P. Kinsella, 2009)
- Sunset Park (Paul Auster, 2010)
- Blockade Billy (Racconto. In seguito pubblicato con Morality) (Stephen King, 2010)
- Il mio nome è Jackie Robinson (Simon Scott, 2011)
- Il curioso caso di Sidd Finch (George Plimpton, 2012)
- Pesci poeti e cari ricordi (Kiraly Sherwood, 2012)
- L’arte del baseball (Giovanni Tommasini, 2014)
- Siamo stati giovani insieme. L’avventura del baseball bolognese (Marcello Perich, 2012)